“Erano i miei padri, i nostri padri,” afferma Hassan indicando sé e i suoi figli, i fratelli, la sua famiglia intorno a lui, là nelle tende smunte, affaccendati tra le pecore e il mugghiar dei cammelli. Parla dei nabatei, la gente che ha scolpito quelle grandiose tombe e quei templi dall’arenaria ocracea là, tra quelle gole e quelle crepe drappeggiate a picco, e pavimentate a sabbia e ciottoli.
Son capitato qui per caso, vagabondo nel labirinto di questi canaloni e queste antiche valli, che dal letto secco dello Wadi Rum, in Giordania, si dipanano fin oltre il confine saudita lontano, giù fin quasi nel cuore dell’Hegiaz, la regione storica, il sacro suolo d’Arabia, di Medina, […]
Il Centro America è un istmo e un crocicchio. Un posto di passaggio per invasori inquieti. Da decine di migliaia di anni, quando fu ponte per genti d’Eurasia tracimate a ondate dallo stretto di Bering, che in poche generazioni poterono così colonizzare tutto il continente, dai ghiacci di Nunavut, fino ai freddi boschi terrafueghini. I pronipoti, in su e in giù, continuarono ad attraversarlo rimescolando culture e colture in un viavai ininterrotto persino con l’arrivo della nuova marea d’Europa, anch’essa, come la prima, lenta e collosa, come il petrolio naufrago di una petroliera. Nel mio piccolo, mi limito al suo punto più stretto: P[…]
Il gruppetto procede in fila indiana lungo la parete di roccia, di profilo. Apre il cammino un uomo scuro, vestito di magro e polvere, con una bandana in testa. A capo chino, la sua mano conduce la cavezza a dondolo dell’asino che, carico di sacchi, precede due capre e le donne, variopinte con le gonne lunghe al vento. Un vento pungente e svelto, di montagna. Poi viene lo stuolo di bimbi, per mano come una catena d’origami. Sono i rarámuri!