Siamo oltre il Circolo Polare Artico, nello Jarfjorden, Finnmark, Norvegia settentrionale. Inverno pieno. Intorno tutto è bianco. Ghiacciato. Il mare del fiordo una lastra quasi impenetrabile, che si spacca appena passiamo con la nostra piccola barca e si richiude dietro di noi.
Là sotto c’è un esercito rosso. L’esercito dei Paralithodes camtschaticus, il Red King Crab (granchio rosso gigante). Silenzioso, lento. È arrivato da lontano, dal mare di Bering e dall’Alaska. Lenin, negli anni Trenta, decise di far portare alcuni esemplari di questo gigante del mar Pacifico nei freddi mari del nord, per arricchire la misera dieta dei pescatori locali, ridotti alla fame. Il King Crab può pesare fino a 12 chili, arrivando a misurare 2 metri da una zampa all’altra. Non ha un bell’aspetto, ma le sue carni sono prelibatissime. Dopo alcuni tentativi di allevamento finiti male, pare che gli scienziati russi, nel corso degli anni ’60, abbiano incautamente liberato 7 esemplari nel Murmanskfjord, al confine con la Norvegia. Al ritmo di 50 chilometri l’anno, i granchi, prolifici, presero a spostarsi verso ovest. Arrivarono persino alle Lofoten, mettendo in allarme i naturalisti che cominciarono a parlare di disastro ecologico.

Per fortuna al momento l’allarme “rosso” sembra rientrato. La temuta invasione non c’è stata, la caccia intensiva ha tenuto i numeri sotto controllo e oggi il King Crab è diventato un piatto ricercato. Per evitare una pesca indiscriminata Russi e Norvegesi hanno siglato un protocollo di intesa per determinare le quote annuali prelevabili. Il prezzo è salito e il commercio di polpa di granchio gigante è oggi un business molto redditizio. Così Bugøynes, piccolo villaggio nel Varanger Fjord, a nord-ovest di Kirkenes, 230 anime appena, quasi tutti pescatori, ha conquistato il suo posto al sole: grazie ai granchi il porto è stato potenziato, la costruzione di una strada nel 1962 l’ha reso raggiungibile non solo via mare, la presenza della Norway KingCrab, azienda specializzata nell’allevamento dei granchi con metodi scientifici, ha creato nuove prospettive.

Per chi ama le immersioni e/o la buona tavola, poi, c’è Lars Petter Øie, celebrità locale. È stato il primo norvegese a scendere sotto il ghiaccio polare e ha sviluppato programmi di ice diving. Ha fatto da guida a ricercatori e troupe televisive di mezzo mondo per filmare i granchi nel loro habitat naturale, sotto il ghiaccio, in totale sicurezza.
Tra un documentario e l’altro, accompagna sott’acqua anche comuni mortali, con le mute polari, oppure si immerge in solitaria per pescare qualche granchio da offrire poi ai suoi ospiti, con pane fatto in casa e burro salato. L’esperienza è mistica e vale il viaggio fin lassù!
